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L'ARTE IN UNA PROSPETTIVA CRISTIANA 

Che si tratti di arti figurative, musicali, letterarie, architettoniche, pittoriche o scultoree, un fatto è certo: l’arte pervade e influenza tutta la realtà e quindi ogni individuo. L’arte apre gli occhi su qualcosa di sconosciuto e rappresenta una sorta di mediazione tra la realtà e la percezione che l’uomo può avere di essa.

L’arte è stata creata da Dio ma dopo che l’uomo ha rotto l’alleanza, infranto il patto con Lui ha subìto gli effetti distorsivi del peccato e dell’allontanamento dal Creatore. Per questo motivo, nelle varie epoche, si sono registrati atteggiamenti molto differenti nei confronti dell’arte, con valutazioni che si sono manifestate anche nell’ambito della cristianità, nel senso più ampio del termine.

Dopo la rottura dell’alleanza con Dio, infatti, l’uomo vive in un mondo in cui il legame, il connubio tra Bello-Bene-Verità è divenuto fragile, debole e impalpabile.

All’allontanamento dal Bene supremo, cioè Dio, ha corrisposto e si accompagna una maggiore difficoltà nei confronti del bello e una totale perdita della percezione della Verità.

L’arte si è per così dire sganciata da ciò che poteva darle un senso compiuto. L’uomo pensa ad essa come ad una creazione personale, con finalità proprie e non ad un modo per servire e onorare il Creatore.

Claudio Centin, attraverso un’esperienza di fede personale, di relazione profonda col Signore Gesù Cristo, ha compiuto un percorso inverso, restauratore, rigenerativo. Un processo che egli ha sintetizzato in tre parole: “Fatiche, lacrime e vittoria”, frutto della grazia divina e non di opere penitenziali e meritorie, che gli ha permesso di ricollocarsi davanti a Dio.

Non è l’arte che gli ha fatto incontrare Dio ma è stato l’incontro con Dio che ha influenzato la “Gospel-Art”, orientando totalmente le sue doti artistiche verso gli obiettivi e per l’onore di Dio.

Guardiamo quindi con molta attenzione queste opere per molti versi originali e sorprendenti nella loro espressività, ottenute assemblando materiale di riciclo, con cui Cinquino ci rende, sì, partecipi della sua esperienza di fede ma apre anche una finestra su valori umanamente sconosciuti, trascurati che sono, invece, degni di considerazione e di attenta riflessione.

Ettore Calanchi